Il Mare di Nessuno: tra la realtà e l’ambiguità del diritto internazionale

Ma le acque sulla costa di Gaza sono acque palestinesi?

Qualche settimana fa ho pubblicato un articolo che parlava proprio del riconoscimento dello Stato di Palestina, ed elencavo i parametri presi in considerazione affinché uno stato venga riconosciuto come tale.

Partendo da questo, possono essere riconosciute acque palestinesi quelle che costeggiano la striscia di Gaza?

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Uno Stato Senza Stato: La Palestina e gli ostacoli internazionali per il riconoscimento

Quali sono i criteri per far si che si possa costituire uno Stato? Secondo l’art. 1 della Convenzione di Montevideo (1933) innanzitutto serve una popolazione permanente, ovvero deve esserci un gruppo stabile di persone che vivono nel territorio. Inoltre, un territorio definito anche se i confini non devono essere perfettamente determinati, serve un territorio riconoscibile; Serve un Governo, ovvero deve esistere un’autorità che eserciti un controllo effettivo sul territorio e sulla popolazione; infine, la capacità di entrare in relazioni con altri Stati, lo Stato deve poter agire sulla scena internazionale (firmare trattati, mantenere relazioni diplomatiche, ecc.). Il riconoscimento da parte degli altri Stati è un requisito fondamentale e necessario? Non è un requisito formale, ma nella pratica è essenziale per esercitare i diritti e i doveri di uno Stato sul piano internazionale.

Su questo, esistono due teorie:

  • Teoria costitutiva: uno Stato esiste giuridicamente solo se è riconosciuto da altri Stati.
  • Teoria dichiarativa (più accettata oggi): uno Stato esiste se soddisfa i criteri di Montevideo, anche se non è riconosciuto da tutti.

Andiamo adesso al “caso” palestinese.

Perchè  la Palestina non è pienamente riconosciuta come Stato? Le motivazioni sono diverse e possiamo dividerle in giuridiche e politiche

Motivazioni giuridiche:

Non c’è un controllo effettivo del territorio:

  • Il territorio è occupato in parte da Israele (illegittimanente – Risoluzione del Consiglio di sicurezza n. 242 e quella più recente ovvero la risoluzione Onu n. 2334 del 2016 dove gli Usa si astennero), con confini non definiti.
  • La Striscia di Gaza è controllata da Hamas, mentre la Cisgiordania è sotto l’Autorità Nazionale Palestinese (ANP), ma anche sotto forte presenza militare israeliana.
  • Il potere politico è frammentato, e manca un governo unitario e stabile.
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Un nuovo Leviatano: tra libertà e coercizione

E se vi dicessi che la teoria di Hobbes è ancora attuale?

Partiamo dal Leviatano, cosa teorizzava Hobbes?

L’uomo per Hobbes è la parte disordinata della natura e questo disordine è dato dall’uguaglianza naturale degli uomini. L’uomo è naturalmente conflittuale e dalla sua condizione naturale che nascono competizione e guerre fra uomini che, essendo tutti uguali, in natura non sono mai al sicuro l’uno dall’altro.

Per Hobbes la natura umana non è sociale ma animale. L’assenza di cooperazione fra gli uomini porta necessariamente alla loro uscita dallo stato di natura ma non per giustizia o per considerazioni di verità ma per utilità ovvero la Paura della Morte. La legge naturale è un comando che vieta ad un uomo di fare ciò che è lesivo per la sua vita. Quindi, secondo Hobbes è necessario costruire condizioni che consentano a tutti di obbedire alle leggi della natura e quindi vivere in pace. Hobbes sostiene che i singoli uomini nello stato di natura devono autorizzare un attore che agisce per conto loro, da loro autorizzato per produrre l’unità ricercata, l’ordine artificiale che segue l’uscita degli uomini dallo stato di natura. Quell’attore è il Sovrano. Il Patto per Hobbes è un contratto sociale tra uomini: l’obbedienza ad un terzo, appunto il Leviatano, che si è generato dal patto ma di cui egli stesso non vi ha preso parte. Il prodotto del Patto, il Leviatano, è un Dio immortale che rappresenta tutti, il più alto potere sulla terra il cui fine è quello di procurare la SICUREZZA DEL POPOLO. Cosa succede se c’è disubbidienza da parte degli uomini? Questa li porta a tornare nello stato di natura e quindi al caos, al conflitto.

La pace, la salvezza della vita, la fine delle guerre civili si pagano al prezzo dell’alienazione irreversibile.

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Tra le Guerre

Siamo in un clima di tensione, forse molto più forte rispetto a quello che i nostri antenati hanno vissuto durante la guerra fredda ovvero il periodo che va dalla fine della seconda guerra mondiale alla caduta del muro di Berlino con la successiva dissoluzione dell’URSS. I blocchi sono rimasti sostanzialmente quelli. La Russia ha aperto il fronte occidentale con il conflitto in Ucraina e le tensioni con la Nato non sono ancora rientrate: l’adesione ufficiale della Svezia ha fatto storcere il naso alla Russia che si vede sempre più circondata. La Nato continua a sostenere l’integrità territoriale e la sovranità dell’Ucraina, ma al tempo stesso cerca di evitare un coinvolgimento diretto in un conflitto militare con la Russia; inoltre, si concentra nell’offrire supporto diplomatico e assistenza strategica al governo ucraino, al fine di trovare una soluzione pacifica alla crisi. Concetti, questi, espressi chiaramente dal Segretario generale Jens Stoltenberg che a mio parere non fanno ben sperare in una “distensione” da parte di Putin. Ma l’Ucraina è in difficoltà. Si chiede lo sblocco dei pacchetti di aiuti da parte degli Usa, ma questi al momento sono impegnati su due fronti, quello delle Presidenziali 2024 che si terranno a novembre e il fronte Mediorientale con lo storico alleato “incontrollabile”.

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Conflitto russo-ucraino: stallo su tutti i fronti.

La guerra continua, oggi nuovo scontro in Crimea, la penisola occupata dai russi dal 2014, dove è stata colpita una nave russa. La guerra, allo stesso tempo, pare essere arrivata ad una situazione di stallo. E’ passato più di un anno e mezzo dall’inizio del conflitto. La Russia aveva come obiettivo condurre una guerra lampo, così da annientare l’esercito ucraino e allo stesso tempo portare a zero la loro volontà di resistere. I russi erano anche consapevoli che in caso di mancato successo, gli americani avrebbero inviato armi in sostegno ucraino, e ciò avrebbe poi di conseguenza innescato un conflitto prolungato. Il tutto si è avverato.

Di concerto, il contrattacco ucraino ha perso di efficacia proprio perchè adesso la Russia si è posta in posizione più difensiva.

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La Polveriera Mediorientale: una Guerra mai finita

Non siamo di fronte ad un isolato attacco terroristico da parte di Hamas. Le parti protagoniste in questo scenario sono molteplici e le dinamiche che hanno portato a quello che è avvenuto in questi giorni hanno origini lontane.

Per una corretta analisi della situazione, è necessario ricordare cinque avvenimenti importanti:

1948 – La scadenza del mandato britannico nel 1948 fu preceduta dalla proclamazione della nascita dello Stato d’Israele.

1967 – Non accettando la formazione del nuovo Stato di Israele, intervento militare da parte di cinque Stati arabi: Egitto, Transgiordania (successivamente denominata Giordania) Iran , Libano e Siria. Al termine del conflitto furono stipulati diversi accordi armistiziali che suddivisero de facto la Palestina nelle zone controllate dai belligeranti: Israele, dopo alterne vicende, si era ulteriormente allargato estendendosi praticamente su tutta la Palestina ad eccezione della striscia di Gaza, controllata dall’Egitto, e della Cisgiordania, controllata dalla Giordania; in assenza di trattati internazionali tra le parti in causa (in assenza peraltro di reciproco riconoscimento) le linee di demarcazione non divennero mai dei confini de jure.

1974 – Con la risoluzione n°3236   l’Assemblea generale dell’Onu riconobbe ufficialmente la possibilità al popolo palestinese del diritto di autodeterminazione conformemente alla Carta dell’Onu e riaffermò i diritti inalienabili di cui deve godere il popolo palestinese, comprensivi del diritto di autodeterminazione senza ingerenza esterna e il diritto alla indipendenza e alla sovranità nazionale. L’indipendenza dello Stato della Palestina fu proclamata nel 1988 dall’Organizzazione per la liberazione della Palestina (OLP).

1987 – Fondata dallo sceicco Ahmad Yasin, ʿAbd al-ʿAzīz al-Rantīsī e Mahmud al-Zahar nel 1987 sotto la pressione dell’inizio della prima intifada come braccio operativo dei Fratelli Musulmani per combattere con atti di terrorismo lo Stato di Israele, Hamas ha commesso e rivendicato svariati attentati suicidi contro i civili israeliani, tra cui l’attentato di Gerusalemme del 1997, quello di Rishon LeZion del 2002 (16 vittime civili ciascuno), il massacro del bus 37 ad Haifa(17 vittime civili, la maggior parte delle quali bambini e adolescenti) e molti altri soprattutto durante la seconda intifada, provocando centinaia di vittime civili e militari. Dal 2001, ha più volte attaccato Israele con razzi, principalmente Qassam e, in misura minore, razzi per BM-21 Grad, venendo accusata da HRW di crimini di guerra e crimini contro l’umanità. Hamas gestisce anche ampi programmi sociali, e ha guadagnato popolarità nella società palestinese con l’istituzione di ospedali, sistemi di istruzione, biblioteche e altri servizi in tutta la Striscia di Gaza. Lo Statuto di Hamas propone il ritorno della Palestina alla sua condizione precoloniale e l’istituzione di uno Stato palestinese. La stessa Carta dichiara che “non esiste soluzione alla questione palestinese se non nel jihād”. Ciononostante nel luglio 2009 Khaled Mesh’al, capo dell’ufficio politico di stanza a Damasco, ha dichiarato che Hamas era intenzionato a cooperare con una “soluzione del conflitto Arabo-Israeliano che includesse uno stato Palestinese sui confini del 1967”, a condizione che ai rifugiati palestinesi venisse riconosciuto il diritto al ritorno in Israele e che Gerusalemme Est fosse riconosciuta come capitale del nuovo stato. (fonte: Wikipedia)

anni ’90- iniziò un periodo di dialogo reciproco tra Israele e l’Olp. L’Assemblea generale dell’Onu invitò constantemente le parti verso un processo di pace che iniziò dapprima con la conferenza di Madrid nel 1991 e poi con gli Accordi di Oslo ufficialmente definiti come “la Dichiarazione dei principi” sottoscritta a Washington il 13 settembre 1993. Gli Accordi di Oslo furono la conclusione di una serie di intese segrete e pubbliche e di negoziati condotti nel 1993 tra il governo israeliano e l’Organizzazione per la Liberazione della Palestina (che agiva in rappresentanza del popolo palestinese) come parte di un processo di pace che mirava a risolvere il conflitto arabo-israeliano.

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Giugno, mese del Pride: l’orologio dei diritti civili in Italia.

Siamo arrivati a Giugno e come ormai è noto da tempo questo mese rappresenta il Pride.

Il pride, famosissimo in tutto il mondo per i suoi colori, le sue musiche e l’energia profonda di tutta la comunità LGBTQ+. 

Ma perché si festeggia? 

Spesso chi etichetta questa manifestazione come un “carnevale” non conosce minimamente la storia che c’è dietro.

La storia del pride nasce negli anni 60 negli Stati Uniti d’America quando frequentemente gli omosessuali subivano aggressioni o arresti da parte delle forze dell’ordine. 

A fronte di queste aggressioni la comunità gay decise di scendere in piazza per rivendicare i propri diritti e per urlare, finalmente, che loro esistevano e avevano il diritto di esserci senza più nascondersi.

Esiste uno slogan famosissimo che divenne simbolo di queste proteste: “Say it clear, say it loud. Gay is good, gay is proud.” (Dillo in modo chiaro, e urlalo. Essere gay è giusto, essere gay è motivo d’orgoglio).

Da qui, ogni anno, vennero organizzati gay pride in tutto il mondo. 

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Sanità pubblica: una scelta vincente?

Parto dal dato italiano:

tanto bistrattata, a volte senza risorse sufficienti o con carenza di alcuni servizi, criticata ma molto spesso frutto di eccellenze mediche, il servizio sanitario nazionale in Italia è stato istituito con la legge n.833 del 1978, e si basa sui seguenti principi fondanti: l’universalità, l’uguaglianza e l’equità.

Alcuni dati:

Per quanto riguarda le spese destinate al sistema sanitario, l’Italia è all’ultimo posto in quanto a finanziamenti pubblici pro-capite, ma è anche al penultimo posto in quanto a richieste di contributo spese da parte del cittadino. Considerando i tempi di attesa per un appuntamento, l’Italia è il secondo Paese in quanto a efficienza e velocità: mediamente i pazienti vengono visitati entro una settimana, contro le 4 settimane dell’Inghilterra e le 24 ore della Svizzera.

Gli anni della pandemia hanno rappresentato una sfida importante per il servizio sanitario nazionale e per il welfare state italiano e non solo. La pandemia ha messo in crisi il modello di efficienza dei servizi sanitari facendo emergere l’importanza di un modello universalistico di assistenza e la necessità di adattarsi ai cambiamenti imprevedibili e imponderabili che mal si conciliano con quelle politiche sanitarie costruite sul mantra del contenimento dei costi quale obiettivo primario. Difatti, l’emergenza sanitaria ha fatto riemergere l’importanza della sanità pubblica e della prevenzione nel sistema sanitario come elemento fondamentale nella risposta alle epidemie, ma anche a tutte le minacce per la salute individuale o collettiva.

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Giovani, Partito e Unione Europea

Intervista a Dorotea Vitali, segretaria prov. dei GD Fermani

Il Limes invalicabile

La Guerra delle provocazioni: Russia – Nato

Putin attacca!

L’invasione della Russia comincia con un attacco a Kiev e con i soldati russi a Odessa.

“Ho preso la decisione di un’operazione militare”, ha detto poco prima delle 6 del mattino a Mosca. Spiegando che “un ulteriore allargamento della Nato ad est è inaccettabile” e che quelli dell’Alleanza atlantica sono “comportamenti immorali”. Chiarendo poi che “non è nei piani della Russia l’occupazione dell’Ucraina”

Alla fine l’attacco è arrivato.

Dopo aver riconosciuto ufficialmente le due repubbliche separatiste, in nome della “pace” e a difesa delle repubbliche separatiste, Mosca decide di intervenire militarmente. Già da giorni era iniziato il dispiegamento di forze armate russe ai confini ucraini.

Le ragioni di quest’intervento militare sono molteplici.

La Russia di Putin è sempre più alla ricerca di protagonismo in un mondo dove l’Occidente è sempre più presente e radicato.

Scontato dire che la “riconquistata” Crimea nel 2014 è stato il punto di esordio di un progetto ben più ampio che ha come fine la riconquista dei vecchi confini sovietici. Crimea che gli garantisce il pieno controllo della base militare sul Mar Nero, fondamentale in un momento in cui l’Unione Europea è in espansione verso est.

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